La misura dell’amore è la perdita? Chiedi a Flora (VIII settimana)

VIII settimana
A partire da giovedì 20 marzo e fino al 21 agosto vi regalerò un frammento dell’identità del Teatro goldoniano più piccolo esistente.
Lasciatevi trascinare dalla vostra immaginazione e/o dall’emozione che avete provato visitandolo. Le sue storie sono le storie di tutti noi, reali o immaginarie: che cosa vi suscitano i due hashtag in elenco?
Raccontatecelo via twitter, facebook o G+ inserendo uno degli hashtag nel testo, corredatele con immagini e video, le raccoglieremo per voi in delle mini-storie e board su Storify e Pinterest! E chi fra i partecipanti più assidui ed emozionati ci coinvolgerà con la sua tweet-storia ispirata alle vicende del Teatro, settimana dopo settimana, si meriterà di riceverla trascritta ed inviata per lui/lei in una pergamena speciale di Amico del Teatro più Piccolo del Mondo.
Ne selezioneremo da una a tre al termine di questa avventura.

L’hashtag della settimana è #teatropiccolo/perdita

“La misura dell’amore è la perdita?”

Hermann Hesse nel suo “Scritto sulla sabbia” dispiegava questi versi:

“Così il nostro cuore è consacrato
con fraterna fedeltà
a tutto ciò che fugge
e scorre,
alla vita,
non a ciò che è saldo e capace di durare.
Presto ci stanca ciò che permane,
rocce di un mondo di stelle e gioielli,
noi anime-bolle-di-vento-e-sapone
sospinte in eterno mutare.”

Mi chiedo se nella fuggevolezza di ciò che materialmente non c’è più possiamo bearci di una fantasia ideale e pura, che modelliamo a nostro piacimento, e che è l’unica garanzia di immutabilità di ciò che amiamo (o sarebbe meglio dire dell’idea di ciò che amiamo), per tutta la durata di cui ha bisogno il nostro tempo interiore per andare oltre.
E disfarsi di tale immutabilità per crearne un’altra.
Lo stesso Hume, nel suo Trattato sulla natura umana, asseriva che
“Noi non siamo altro che fasci o collezioni di differenti percezioni”, così, aggiungo io, nell’immaginario degli altri possiamo essere questa infinita varietà di rappresentazioni, secondo i loro tempi tecnici interiori di elaborazione e smaltimento, sia chiaro…
La mente come un teatro, l’amore come spazio immaginato.
Lo scrittore brasiliano Jorge Amado nel suo romanzo “Dona Flor e i suoi due mariti” ritrae la dimensione di una donna di Bahia semplice e apparentemente timida, ma con un animo sensuale, che resta vedova di Vadinho, un uomo brillante e affascinante quanto irresponsabile e portato al ripetuto tradimento.
Ma Dona Flor lo ama pazzamente, pur se in continua sofferenza per la vita sregolata del marito, lui che riesce ad essere al contempo allegro, passionale e generoso.
E quando dopo un anno si risposa con Teodoro, un farmacista dabbene e tranquillo, fedele e innamorato… sembra che neppure la pace dell’ordine decoroso possa soddisfare appieno l’animo di Dona Flor… tanto da richiamare in vita lo spirito del defunto Vadinho, stavolta solo per lei!

“Lui il tuo volto mattutino, io sono la tua notte, l’amante di fronte al quale hai né possibilità di fuga, né forza, Siamo i tuoi due mariti, i tuoi due volti, il tuo sì e la tua negazione. Per essere felici hai bisogno di tutte e due. Quando eri sola con me avevi il mio amore ma ti mancava tutto, e quanto soffrivi! Poi avesti solo lui: avevi tutto, non ti mancava nulla, e soffrivi anche di più. Ora sì, sei dona Flor intera, come devi essere.”

Il prossimo 17 maggio 2014 “Dona Flor e i suoi due mariti” diverrà “Flora e li mariti sua” per la regia di Norma Martelli, interpretata da Claudia Campagnola nel Teatro più piccolo del mondo di Monte Castello di Vibio, in una trasposizione ambientale che la vede protagonista di questa “faccenda domestica” nella Roma trasteverina dei primi del novecento.
Immaginandoci i toni frizzanti nostrani applicati a questa pièce non vediamo l’ora di vederla in scena!

Serena Brenci Pallotta

Serena Brenci Pallotta

Una laurea con lode in economia e gestione dei servizi turistici e la vocazione per la comunicazione a 360°: dal marketing territoriale e culturale alle dinamiche internazionali di corporate governance e marketing strategico, disaminate con una permanenza ed una tesi specialistica all'Università svedese di Kristianstad, fino agli approfondimenti in comunicazione digitale al Sole 24 Ore. Gestalt counselor certificata REICO e Storyteller per vocazione.

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