La partecipazione e le sue leve, proposito e motivazione (XVII settimana)

Pubblico nel Teatro più piccolo del mondo

#teatropiccolo/partecipazione

Partecipazione come reciprocità e responsabilità condivisa di un processo comune che coinvolge l’intero sistema economico, giacché il libero mercato implica ripercussioni globali e il “welfare globe” non può prescindere dalla salubrità di ciascuna porzione di umanità, soprattutto delle porzioni più disagiate.

Pubblico nel Teatro più piccolo del mondo
L’entusiasmo di una serata nel Teatro più Piccolo del Mondo


Non è soltanto una questione etica di rispetto e buona predisposizione verso il prossimo, è cooperazione di risorse, ausilio socio-economico per raggiungere obiettivi di pace e benessere comune. La “cosa pubblica” sembra così evanescente e distante dal singolo su così grande scala, pertanto è evidentemente dal piccolo che si deve partire.

Il piccolo è già microcosmo di tutti gli ambiti che possono generare partecipazione, se ci si appella all’inclinazione vocazionale che sospinge ogni persona: è in base a quella che ciascuno può far del proprio meglio per contribuire alla propria felicità e di conseguenza a quella comunitaria. La felicità? Sembra quasi un parametro antieconomico, che fa leva su retaggi ancestrali poetici ed evocativi. Eppure la chiave è lì, nel FIL, la Felicità Interna Lorda

I nove parametri del GNH, Bhutan 2010 
 

Il Bhutan lo adotta già da quattro anni come indicatore per calcolare il benessere della popolazione, in base a nove parametri riguardanti la qualità dell’ambiente, la salute psico-fisica dei cittadini, l’istruzione, la sostenibilità ecologica delle diversità e la ricchezza dei rapporti sociali. Il Bhutan, che è fra i Paesi più poveri dell’Asia?
Si, proprio così, perché è anche l’ottava nazione più felice del mondo.
Probabilmente quando si è immersi nella crisi questa andrebbe colta nel suo significato etimologico di discernimento e conseguenziale scelta di un nuovo indirizzo, per aprirsi ad una fase di cambiamento basata su criteri innovativi per quanto basilari: tornare all’essenza stessa del concetto di partecipazione, quello secondo il quale si ha il desiderio di prendere parte allo spirito collettivo se ci si sente sia riconosciuti nelle proprie peculiarità, sia fondamentali alla crescita della comunità entro cui si vive, a partire dalla valorizzazione delle proprie competenze emotive e abilità e dall’uso sostenibile delle risorse a km 0.
Se un Gross National Happiness Center in Italia non è nemmeno nei pensieri sicuramente sarebbe interessante e proficuo, al fine di consapevolizzare un senso di appartenenza e quindi di partecipazione, ripartire dal minimo comune denominatore dell’italianità: la cultura.

La cultura che non riceve abbastanza finanziamenti pubblici eppure ancora tende a dover giustificare l’iniziativa imprenditoriale e quella di crowdfunding per auto-sostenersi.

Come se l’economia fosse di per sé materia nera e come se la raccolta fondi fosse denigrante per gli operatori culturali. Così la cultura (e con essa il finanziamento che la sostiene) resta spesso la terra di mezzo, così osannata e poco frequentata.
La cultura che ha in sé l’espressione artistica dell’animo umano ed il patrimonio di animi talentuosi e geniali che valica decenni, secoli e millenni di memoria storica.
Che peccato che venga propinata come cosa impegnativa e noiosa, che peccato che resti esiliata in un cantuccio rispetto alle sensibilità cui veniamo più spesso sollecitati, che peccato non riuscire sempre bene a trasmettere il valore aggiunto che ha per il PIL e per il FIL. In occasione della tavola rotonda sulle prospettive del fundraising per la cultura e finanziamenti europei, organizzato a Spoleto dal Gruppo Territoriale Umbria dell’Associazione Italiana Fundraiser (ASSIF), in collaborazione con Noesis Foligno, mi ha notevolmente colpito la riflessione di Marianna Martinoni, permeante l’intero principio che dovrebbe motivare la donazione alle organizzazioni culturali non profit: è la stessa organizzazione che deve consapevolizzare e valorizzare, prima internamente, il proprio valore aggiunto per il territorio e la comunità di riferimento.

Individuare qual è il proprio apporto territoriale, come organizzazione, sull’effetto moltiplicativo delle spese di alcuni individui, che determinano a loro volta il reddito di altri individui, che ne destineranno a loro volta parte in consumi e parte in risparmio e così via, “facendo girare” attivamente l’economia monetaria e sociale del luogo. Secondo il moltiplicatore keynesiano ed ipotizzando una propensione marginale al consumo individuale dell’80% (ed il restante 20% destinato al risparmio) qualsiasi incremento nella spesa o negli investimenti genera un incremento nel reddito nazionale di cinque volte superiore rispetto alla spesa pubblica iniziale.
Lo spirito di appartenenza e partecipazione dell’individuo collettivo non deriva soltanto dalla consapevolizzazione dell’effetto moltiplicatore sullo sviluppo locale: Irene Sanesi, dottoressa commercialista e Presidente della Commissione “Economia della Cultura” UNGDCEC, cita anche gli altri quattro indicatori del VAC – valore aggiunto culturale, quali la reputazione, il fattore di impatto culturale, la varietà delle proposte culturali e l’efficacia ed efficienza dei prodotti generati. Così la conoscenza degli strumenti di defiscalizzazione per imprese e privati e l’accountability, magistralmente definita dalla stessa Irene Sanesi come la capacità dell’istituzione culturale di comunicare le decisioni intraprese – accountable – e di farlo ponendo attenzione – responsibility – alla comunità di riferimento, sono necessarie ma non sufficienti se non è abbastanza radicata la membership.

 

 

La Felicità Interna Lorda come indicatore collettivo di teste consapevoli che possono e quindi vogliono scegliere, dal momento che

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

Grazie Giorgio, mi prendo in prestito il tuo stornello, con cui riecheggerai nel Teatro storico più piccolo e completo al mondo il prossimo 18 luglio, onorato dalla compagnia MabTeatro.
Compagnia e spettatori, vi attendiamo!

Anche questa è partecipazione, anche questa è raccolta fondi per rendere fruibile la cultura in un incanto architettonico.

Prospettiva del Teatro della Concordia dalla platea
Serena Brenci Pallotta

Serena Brenci Pallotta

Una laurea con lode in economia e gestione dei servizi turistici e la vocazione per la comunicazione a 360°: dal marketing territoriale e culturale alle dinamiche internazionali di corporate governance e marketing strategico, disaminate con una permanenza ed una tesi specialistica all'Università svedese di Kristianstad, fino agli approfondimenti in comunicazione digitale al Sole 24 Ore. Gestalt counselor certificata REICO e Storyteller per vocazione.

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