Tu chiamale se vuoi emozioni (II settimana)

II settimana
A partire da giovedì 20 marzo e fino al 21 agosto vi regalerò un frammento dell’identità del Teatro goldoniano più piccolo esistente.

Lasciatevi trascinare dalla vostra immaginazione e/o dall’emozione che avete provato visitandolo. Le sue storie sono le storie di tutti noi, reali o immaginarie: che cosa vi suscitano i due hashtag in elenco?
Raccontatecelo via twitter, corredatele con immagini e video, le raccoglieremo per voi in delle mini-storie e board su Storify e Pinterest! E chi fra i partecipanti più assidui ed emozionati ci coinvolgerà con la sua tweet-storia ispirata alle vicende del Teatro, settimana dopo settimana, si meriterà di riceverla trascritta ed inviata per lui/lei in una pergamena speciale di Amico del Teatro più Piccolo del Mondo.

Ne selezioneremo da una a tre al termine di questa avventura.

Hashtag della II settimana:

#teatropiccolo/Armonie

#teatropiccolo/Battisti

E se dal foyer sposto lo sguardo verso il palchetto di fronte a me sento l’eco del micio nero, ma allo stesso tempo un soave richiamo per le mie orecchie…
mi affaccio e sono avvolta da una dolce armonia musicale, che mi culla come fossi un feto nel caldo ventre del teatro più piccolo.
È il particolare plafone fatto con la tecnica a “camorcanna” ed il legno quercino dei palchetti a conferire al luogo questa acustica perfetta.


Beethoven, Debussy, Schumann, Schubert e Ravel sono catturati con una incisione dal vivo nel CD Armonie in Concordia, ma mi rapiscono come se fossero qui ora, con me, coi loro sei strumenti originali che rivivono attraverso queste note, il romanticismo ottocentesco ed il tepore intimo delle nove famiglie che si scambiano sorrisi e fanno conoscere fra loro i figli adolescenti…
Mi soffermo un solo attimo a pensare che queste arie sono state presentate il giorno 28 settembre 2013 in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, promosse dal Ministero per i beni e le attività culturali, che le luci si spengono… ora il teatro è pieno, volti entusiasti e curiosi si sporgono ai miei lati e dai palchetti sotto al mio, sono ancora seduta al secondo ordine.
Una voce fuori campo e il sipario si apre, è sabato sera, 22 marzo 2014, in scena la “Folle corsa” di Lucio Battisti (Musicisti: Andrea Caponeri voce – Sandro Paradisi fisarmonica e tastiere – Giuseppe Barbaro chitarre):

“Se nei miei occhi è sceso un velo e nel mio mondo non c’è più cielo allora tu dammi la fede persa, tu l’azzurro in cuore versa”

È il Battisti più intimo, il ricercatore sperimentale che alterna la delicatezza melodica a energici refrain del ritornello, e si cimenta con accattivanti arrangiamenti originali fin nel suo primo capolavoro “29 settembre”, con la sua intro di corde di chitarra, cui si vanno ad aggiungere basso, archi e fiati. Dopo l’approdo al funky e al pop elettronico di fine anni ’70, risultando perfettamente in linea con le nuove tendenze wave anglo-americane, ci sorprende con la ricercatezza e l’autentica poeticità della lirica, che, ormai libera e disgiunta dalla nota musicale, talvolta diviene ermetica e minimalista.
Ma in questi “giardini di marzo”, che ci aprono ad una ritrovata primavera, il suo coraggio di spingersi oltre gli argini del sistema, all’apice del successo, “quello ancora c’è”.
Torna il buio, è calato il sipario, resta l’armonia di immagini e suoni in questa acustica perfetta di 99 posti.