Virginio Gazzolo al Teatro della Concordia

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Chissà se un giorno butteremo le maschere al Teatro della Concordia di Monte Castello di Vibio, Virginio Gazzolo le ha proprio gettate le maschere, raccontandosi in uno spettacolo ricco di emozione, che ha lasciato molti spettatori senza parole.

Prima dell’inizio dello spettacolo in un video scorrono le immagini degli spettacoli che con generosità, Gazzolo ha regalato al gioiello montecastellese.

Sul palcoscenico con lui c’era Edoardo Brenci (Presidente della Società del Teatro della Concordia APS) che ha vestito i panni di spalla (l’idea dello spettacolo è nata da una chiacchierata attorno al caminetto della casa dell’attore nel comune di Monte Castello di Vibio assieme alla moglie Angela Cardile, anch’essa attrice, dove vivono dagli anni ‘70.

Così partendo dagli esordi (suo era il vagito in un film in cui mamma e papà erano impegnati nel doppiaggio di un film) attraverso aneddoti e curiosità, Gazzolo ripercorre la sua lunga carriera iniziata nel 1960 che lo vide come interprete ne: Il più gran ladro della città di Dalton Trumbo al Teatro Manzoni di Milano.

Poi i suoi ricordi si soffermano sul suo rapporto con il grande Eduardo De Filippo e la pessima concezione che questi aveva nei confronti del cinema e sulle battaglie per ottenere che nel doppiaggio, oltre alla voce si dovesse prendere anche la faccia dell’attore.

Successivamente, insieme ad altri attori emergenti contribuisce a fondare la prima storica “cantina” teatrale romana (Il Teatro dei 101).

Il suo debutto al cinema invece risale al 1973 quando il grande regista Roberto Rossellini, gli affida il ruolo di Leon Battista Alberti in tre episodi del film per la televisione L’età di Cosimo de’ Medici, dove il terzo episodio lo vede indiscusso protagonista.

Poi Virginio si lascia andare in un percorso letterario ideale, quanto mai attuale sul tema della pace passando da Omero a Virgilio a Saba, ai Salmi legati all’esilio degli ebrei in Babilonia. Non manca il riferimento al matematico Pitagora, l’ultimo suo lavoro, particolarmente apprezzato da critica e pubblico.

Commovente infine l’abbraccio sul palcoscenico con la moglie, l’unico amore della sua vita e al termine dello spettacolo, con il suo pubblico cui ha indirizzato queste parole:

Molto bella l'idea di questa serata! Vivace, divertente, emozionante, caro Edoardo, torno a dirti: grazie! L'hai inventata e condotta tu, standomi vicino con affetto e bello spirito. Mi hai fatto incontrare, dopo il lungo isolamento pandemico, i tanti, cari amici di Monte Castello e paraggi... Un forte abbraccio a te, e anche alle preziose angiole custodi, Francesca e Marta che hanno fortemente collaborato. Non disperdiamoci!

“La cultura salverà il mondo!”, questa è la morale uscita dallo spettacolo.

 

Articolo scritto da Simone Mazzi