Ode a Luigi Agretti, narrata da Virginio Gazzolo

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Il Teatro della Concordia tutto per Virginio Gazzolo che ci incanta con l'ode che Marino Pellegrino scrisse il 29 febbraio 1892 per Luigi Agretti.

Luigi, quindicenne giovinetto, che decorava il plafone, il foyer del Teatro della Concordia e tutte le fessure e gli spazi lasciati in bianco da suo padre Cesare quarant’anni prima…

 

 

[…]
Però mi ha detto l’inclito
ragazzetto divino
che rese così nitido
il nostro Teatrino
che l’ombre anch’esse servono
nel quadro a qualche cosa,
fanno spiccar l’immagine
più bella e luminosa.

[…]
Il tempo che indomabile
sotto gli artigli suoi
guasta, deturpa, invecchia,
gli uomini e le cose
già reso avea uno scheletro
di tavole corrose
il Teatro; guardavano
sospirose impotenti
al deperir continuo
le paesane genti.
Quando un gentil, che patria
non ebbe in questo colle,
ma che ama al par di patria
queste tranquille zolle,
che i giorni bei rammentano
al nobile suo cuore
quando la vita in estasi
era per lui d’amore;
dal mar Tirren mandavaci
un fanciullo portento.

[…]
E noi giuriamo unanimi che
il nome degli AGRETTI
avrà amore e plauso
nei cittadini petti
finché il sole benefico
a questo patrio colle
darà fiori e letizia
e messi a queste zolle.
[…]