Il micio nero di Luigi Agretti (I settimana)

Storie #teatropiccolo vi dà il benvenuto!

A partire da questo giovedì e fino al 21 agosto vi regalerò un frammento dell’identità del Teatro goldoniano più piccolo esistente.

Lasciatevi trascinare dalla vostra immaginazione e/o dall’emozione che avete provato visitandolo.

Le sue storie sono le storie di tutti noi, reali o immaginarie: che cosa vi suscitano i due hashtag in elenco?

Raccontatecelo via twitter, corredatele con immagini e video, le raccoglieremo per voi in delle mini-storie e board su Storify e Pinterest! E chi fra i partecipanti più assidui ed emozionati ci coinvolgerà con la sua tweet-storia ispirata alle vicende del Teatro, settimana dopo settimana, si meriterà di riceverla trascritta ed inviata per lui/lei in una pergamena speciale di Amico del Teatro più Piccolo del Mondo. Ne selezioneremo da una a tre al termine di questa avventura.

Pronti… VIAAAAA!

 

Il micio nero di Luigi Agretti dipinto nel foyer del Teatro della Concordia

Gli hashtag di questa prima settimana sono i seguenti: #teatropiccolo/Luigi1892     #teatropiccolo/micionero

Ogni storia d’amore inizia dall’amore in sé, e non può essere diversamente quando si parla di arte e cultura.

Prendi un borgo medievale oggi appartenente al Circuito dei Borghi più Belli d’Italia, mettici dentro un Teatro goldoniano di stile bibienesco (fine 1700) con ogni elemento dei Teatri all’Italiana… ma nella forma più piccola esistente! Il proscenio, il boccascena, la graticciata, i camerini, la doppia ansata poligonale dei palchetti disposti a ferro di cavallo, l’atrio tappezzato dei meriti e dei ricordi incarnati in spettacolo di questo gioiello che ci incanta la vista ed il cuore. E proprio dall’atrio parte la scalinata che sale su su per i palchetti ed il Foyer dipinto dal giovane Luigi Agretti, appena quattordicenne, con la freschezza di un tratto che richiama il trompe-l’œil e l’entusiasmo adolescenziale per un’Italia unita da una trentina d’anni che ripropone negli stemmi delle città per lui più importanti sul soffitto della sala… era il 1892 ed in tre mesi il giovane Luigi dipingerà anche la parte frontale dei palchetti del proscenio, le semilunette laterali ed il plafone superiore. Fra cotanta espressività dirompente c’è un dettaglio di tenerezza infantile: un micio. Un micio nero che sbuca in parte da dietro un tendone, a breve distanza da un libro chiuso ed alcuni calamai… poco più in là lo stralcio di un giornale dell’epoca, dipinto per fornire un’escamotage alla voglia di Luigi di firmare l’affresco. Non si poteva ma lui lo volle fare. Così su quel giornale è dipinto uno scorcio del borgo con la prima riga di una poesia che dedicò al paese “Salve ameno colle nostra patria…” e sotto l’autografo del quattordicenne creativo e sognante: L. Agretti.